Da parecchi anni si fa ormai un gran parlare del “ritorno del disco in vinile”. Ma lo sapete che in realtà questo mercato non è mai morto?
Negli anni ’90, quando le vendite di CD stavano al top, i dischi in vinile continuavano ad uscire, magari in edizione limitata, stampe di etichette indipendenti, prodotti import U.S.A. (all’epoca più semplici da reperire), ma il mercato del disco continuava; aveva sempre i suoi seguaci, alcuni addirittura non erano mai passati al CD… semplicemente tanti negozi smettevano di venderli seguendo la tendenza del momento.
Tutto questo è continuato all’incirca fino a una decina di anni fa, dopo di ché si è giunti gradualmente alla situazione attuale.
Purtroppo è da qualche anno che si sta notando qualcosa che non va: decine e decine di titoli su CD stanno scomparendo. Titoli sempre richiesti messi fuori catalogo , discografie intere vengono cancellate e sostituite da semplici “Best of” dell’artista in questione, intere linee tematiche soppresse...
Purtroppo il sospetto è che i discografici abbiano perso di vista la richiesta reale: si affidano ad indagini di mercato rivolte solo a ciò che accade in rete, monitorando con i loro robottini quello che avviene nel settore dei download e dello streaming. Non si accorgono (o sottovalutano!) che il mercato dell’acquisto fisico è ben diverso da quello “liquido”. Quindi ci ritroviamo nella situazione seguente:
-pubblicazione di vinili a tutto spiano, alcuni anche inutili, per seguire il trend di mercato degli ultimi anni;
-cancellazione di titoli su cd basandosi sul semplice presupposto che “il CD sta morendo”, se non fa certi numeri;
-titoli presenti sul mercato in vinile che non hanno il loro corrispettivo su CD;
-aumento dei prezzi nell’ultimo anno giustificato da alcune scusanti come l’overbooking delle officine di stampaggio, la difficoltà a reperire la materia prima, la pandemia che ovviamente rende tutto più difficile sul piano logistico, ecc.
Chi, come noi, invece vive a contatto con l’acquirente finale si accorge di tutto questo e vede che la richiesta è ben altra. Ovviamente non si può negare che il vinile abbia avuto un incremento prepotente, ma non si possono nemmeno chiudere gli occhi davanti ad una richiesta di CD sempre attiva soprattutto da parte di quella fetta di consumatori che la rete non la frequenta o che la utilizza per altro, che quando acquista vuole sempre qualcosa di “tangibile” , o che per hobby colleziona il formato fisico, di qualunque tipo esso sia.
Non ci resta che attendere con fiducia la solita inversione di tendenza, c’è già chi si sta stufando dell’impalpabilità del digitale, e gli ultimi dati lo confermano.
Speriamo di raggiungere quanto prima un equilibrio tra i vari supporti, che a nostro avviso possono convivere senza penalizzarne nessuno.
LONG LIVE COMPACT DISCS!
LONG LIVE VINYL!